Editoriale

Catturare l’unicorno

L. Monge

JAMD 2023;26(2):72-73

Articoli originali

Etichettatura front of pack e salute

A. Devecchi, S. Barbero, L. De Carli, A. Pezzana

JAMD 2023;26(2):74-79

Europa più della metà della popolazione adulta residente è in sovrappeso o obesa. L’obesità è una delle maggiori cause dello sviluppo di patologie come diabete, malattie cardiovascolari e alcune tipologie di tumori. Tra le strategie promosse al fine di contrastare l’obesità e le patologie ad essa connesse, vi sono idee volte allo sviluppo di una ulteriore forma di etichettatura nella parte anteriore dell’imballaggio (da qui il termine Front of Pack o FoP) dei prodotti alimentari, che indirizzi il consumatore in modo immediato ed efficace verso scelte nutrizionali consapevoli e salutari. Negli ultimi anni sono stati proposti numerosi sistemi di etichettatura frontale. Per quanto riguarda il dibattito europeo, le principali proposte di etichettatura front of pack, sono il Nutri-Score e il NutrInform Battery, strumenti che hanno suscitato dibattito sia a livello accademico che politico. Entrambi i sistemi presentano punti di forza e di debolezza, ma nascono con il medesimo scopo di aiutare il consumatore ad effettuare scelte equilibrate e consapevoli. La scelta di un sistema FoP in grado di aiutare i consumatori ad orientarsi nel mondo del mercato alimentare è certamente complessa. Sarebbe auspicabile disporre di uno strumento in grado di fornire informazioni sinteticamente complete, di facile lettura e rapida interpretazione, che preveda la contestualizzazione nel paese di riferimento, tenendo conto delle sue caratteristiche socio-culturali ed infine delle prerogative ambientali.

PAROLE CHIAVE nutrizione; salute; etichettatura; front of pack; Europa.

Revisione critica dei dati Annali AMD 2021 sulla popolazione anziana con diabete di tipo 2

V. Fiore, C.N. Aricò, B. Aiello, A. Carboni, P. Falasca, A. Aiello, M.A. Pellegrini, V. Manicardi, G. Russo, M. Di Mauro

JAMD 2023;26(2):80-93

Gli Annali AMD 2021 “Diabete nell’Anziano” hanno lo scopo di mostrare come si è evoluta l’assistenza ai soggetti anziani affetti da diabete mellito tipo 2, valutando i dati relativi agli indicatori AMD.
DISEGNO E METODI Sono stati valutati 531.732 pazienti con T2DM, i dati divisi per classi di età (< 65 anni, tra 65 e 74, > a 75 anni) seguiti nell’anno 2019, riguardanti caratteristiche cliniche e di volume di attività. La selezione degli indicatori è basata su un numero consistente dell’attuale Lista Indicatori AMD (Giugno 2019). La valutazione della qualità di cura complessiva è stata effettuata attraverso lo score Q.
RISULTATI Gli Annali AMD del 2021 hanno evidenziato che tra i 531.732 pazienti con diabete registrati nel 2019, il 33,4% presentava una età superiore ai 75 anni. Il 3,8% delle nuove diagnosi aveva più di 75 anni e il 5,2% aveva tra i 65 e i 74 anni. Sono stati considerati l’HbA1c, profilo lipidico, profilo pressorio, monitoraggio della microalbuminuria, ispezione del piede e controllo del fondo oculare. Complessivamente le aree relative al controllo glico-metabolico non hanno mostrato significative differenze nelle diverse fasce di età. L’attenzione al monitoraggio dell’HbA1c è risultata molto elevata (96.4%). Meno valutata la microalbuminuria dove la registrazione è risultata insufficiente in tutte le fasce d’età. Alta l’attenzione, invece, per la determinazione della creatinina, maggiormente registrata nei >75 anni di età. Poco meno del 50% della popolazione diabetica T2DM e soprattutto quella più anziana, non viene monitorata (o forse non registrata) nel profilo di rischio cardiovascolare comprensivo di profilo lipidi[1]co, HbA1c, microalbuminuria, creatinina e pressione arteriosa. La valutazione del piede rappresenta sempre una grave criticità dell’assistenza diabetologica: la registrazione del dato era presente solo nel 19,1% dei pazienti. Infine, L’analisi della retinopatia ha evidenziato un’altra criticità dell’assistenza, con il 65% dei pazienti > 65 anni non sottoposto (o il dato non è stato registrato) a screening specifico; la problematica emerge in modo ancora più evidente tra i >75 anni (69% dei pazienti). Gli Indicatori di qualità di cura complessiva espressi dallo Score Q, mostrano anche nella popolazione anziana, valori molto buoni, addirittura nella popolazione di età compresa tra 65 e 75 anni ben il 64,1% dei pazienti ha un valore di Score Q > 25, maggiore rispetto ai pazienti con età < 65 anni (60,7%).
CONCLUSIONI L’analisi dei dati raccolti nell’ambito degli Annali AMD è sempre un momento di riflessione importante per l’assistenza in campo diabetologico. Si conferma il trend in crescita della popolazione anziana che afferisce ai servizi di diabetologia e la prevalenza di pazienti con età maggiore di 75 anni è significativamente maggiore a quella di dieci anni fa (Annali 2012). La cura del paziente anziano con diabete ed in modo particolare del grande anziano, spesso con lunga storia di malattia, complicanze e comorbidità, richiede costante revisione degli approcci terapeutici e diagnostici per il diabetologo clinico.
PAROLE CHIAVE T2DM (diabete tipo 2); HbA1c (emoglobina glicosilata) PAS (pressione arteriosa sistolica); PAD (pressione arteriosa diastolica); PA (pressione arteriosa).

Simposio

L’altro diabete

G. Beccuti

JAMD 2023;26(2):94-95

Il diabete mellito post-trapianto

O. Lamacchia, C. Corsano, S. Annese

JAMD 2023;26(2):96-106

Con il crescente successo nel superare le sfide immunologiche e infettive che accompagnano il trapianto di organi solidi, la suscettibilità al PTDM (diabete mellito post-trapianto) ha assunto un’importanza sempre maggiore. Sia l’insulino-resistenza che la disfunzione delle cellule β sono generalmente ritenute in grado di contribuire allo sviluppo e alla manifestazione del diabete post-trapianto, ma continuano le controversie su quale sia la più importante. I fattori di rischio per il PTDM sono ben definiti e comprendono sia fattori generali che specifici del trapianto. L’importanza clinica del PTDM risiede nel suo impatto come fattore di rischio significativo per la malattia cardiovascolare e la malattia renale cronica dopo il trapianto di organi solidi. Considerati tutti questi fattori e i potenziali effetti cardio e nefroprotettivi dei nuovi agenti antidiabetici, è necessario valutare queste nuove strategie terapeutiche anche per il trattamento del PTDM.

PAROLE CHIAVE diabete post-trapianto; immunosoppressione; trapianto d’organo.

Il LADA, un diabete di tipo 1.5?

L. Patti, A. Caretto, E. Pedone, A. Laurenzi

JAMD 2023;26(2):107-118

I pazienti con il diabete mellito ad eziologia autoimmune presentano una certa variabilità dal punto di vista epidemiologico, patogenetico e del decorso clinico. All’interno di questa varietà fenotipica è stato descritto il LADA, una forma di diabete autoimmune a decorso latente, con insorgenza nell’età adulta e progressione verso la terapia insulinica più lenta rispetto alla forma classica di diabete di tipo 1.
I criteri diagnostici proposti per il LADA sono una età di insorgenza dopo i 30 anni, la positività anticorpale, la non necessità di insulina per almeno sei mesi dalla diagnosi. Tuttavia, nella pratica clinica è esperienza comune osservare come l’età di insorgenza presenti un’ampia sovrapposizione con altre forme di diabete, come nel corso della storia della malattia la positività degli anticorpi del diabete possa essere mutevole e come non esistano criteri condivisi che indichino la tempistica di inizio della terapia insulinica dopo la diagnosi di diabete. D’altro canto, identificare correttamente i pazienti con diabete autoimmune è fondamentale sia dal punto di vista clinico, per offrire loro il migliore approccio terapeutico, sia in fase pre-clinica per la disponibilità nel prossimo futuro di immunoterapie che possano ritardare l’insorgenza della fase disglicemica del diabete. Questa rassegna si focalizza pertanto sulle caratteristiche cliniche del LADA e sulle possibili strategie per identificare i pazienti con questo tipo di diabete, al fine di offrire loro le opzioni terapeutiche che, oltre all’ottenimento di un compenso glicemico adeguato, abbiano lo scopo di preservare la funzione beta cellulare nel corso della storia naturale del diabete autoimmune.

PAROLE CHIAVE insulina; autoimmunità; adulto; anticorpi; latente.

Diabete secondario: focus sul tipo 3c e sul diabete secondario ad immunoterapia

A. Ragni

JAMD 2023;26(2):119-127

Sebbene la forma più frequente di diabete mellito (DM) a livello globale sia il tipo 2 (DMT2), caratterizzato da un punto di vista fisiopatologico da insulino-resistenza, una quota non trascurabile di casi di DM è causata da altre condizioni cliniche (farmaci, patologie ormonali e non, ecc…): tale tipologia di diabete prende il nome di diabete secondario. Quest’ultimo risulta essere un’entità nosologica altamente eterogenea: all’interno di tale classificazione troviamo, infatti, alterazioni metaboliche secondarie a patologie o chirurgia pancreatica, fibrosi cistica, endocrinopatie ma anche correlate a varie tipologie di farmaci. Proprio nella sottoclasse del DM da farmaci troviamo le condizioni cliniche note da più tempo (ad esempio il DM metasteroideo) ma anche quelle di categorizzazione nosologica più recente e ancora in fase di studio (ad esempio il DM post-immunoterapia). A causa della sua eterogeneità eziologica, il diabete secondario mostra spesso caratteristiche cliniche e modalità di trattamento altamente eterogenee e, talora, peculiari. È di primaria importanza, pertanto, conoscere tali peculiarità eziologiche, clinico-diagnostiche e terapeutiche, con l’obiettivo di riconoscere, gestire e trattare nel migliore dei modi i soggetti affetti da tale condizione. Lo scopo di questa rassegna, pertanto, è quello di raccogliere e approfondire le conoscenze cliniche riguardanti alcune forme di diabete secondario, quali il DM tipo 3c e il DM secondario ad immunoterapia.

PAROLE CHIAVE pancreatite; carcinoma pancreatico; insufficienza esocrina; oncologia; inibitore del checkpoint immunitario.

Medicina di precisione: il diabete monogenico

I. Rabbone, V. Mancioppi, E. Pozzi, S. Savastio

JAMD 2023;26(2):128-139

Il diabete monogenico è una forma di diabete su base genetica, determinata da mutazioni a carico di un singolo gene e/o locus cromosomico con conseguente deficit del numero o della funzione della beta cellula pancreatica. Nonostante gli innumerevoli passi avanti compiuti in ambito diagnostico-terapeutico, risulta talvolta ancora difficile giungere ad una diagnosi precoce di diabete monogenico. Per tale ragione è stata sviluppata l’idea di una medicina di precisione nel diabete, definendola come un approccio utile ad ottimizzare diagnosi, prevenzione, trattamento, prognosi e monitoraggio della malattia integrando dati multidimensionali, migliorando così la qualità di vita dei pazienti con diabete. Algoritmi e calcolatori che considerano storia familiare, caratteristiche cliniche e biochimiche, sono stati sviluppati per identificare i soggetti candidati per le analisi di Next-Generation Sequencing (NGS). La diagnosi di precisione e la precisione terapeutica hanno un impatto importante nella gestione delle varie forme di diabete monogenico, come nel caso di alcune forme di diabete neonatale (NDM) e Maturity Onset Diabetes of the Young (MODY) sensibili alle sulfaniluree, in cui è possibile sospendere la terapia insulinica. La diagnosi genetica permette inoltre di predire outcomes e complicanze correlate alla forma individuata al fine di effettuare un follow-up mirato, come nel caso della sindrome di Wolfram in cui i pazienti devono essere monitorati dal punto di vista epatico, renale e neurologico. La medicina di precisione nelle forme di diabete monogenico ad oggi rientra pertanto negli standard di cure visto il miglioramento nella qualità di vita che può garantire a questi pazienti, a differenza delle altre forme di diabete in cui, attualmente, non possiamo applicare analogo approccio di cure. Uno step successivo sarà raggiunto se, grazie a questo paradigma diagnostico, potremo prevenire l’insorgenza del diabete monogenico e non limitarci a identificare precocemente soggetti mutati ma ancora asintomatici.

PAROLE CHIAVE medicina di precisione; diabete mellito; diabete neonatale; MODY; età pediatrica.

Survey

Cosa sappiamo del funzionamento dei farmaci in relazione al genere? I risultati della survey “Farmaci e Genere”

E. Brun, C. Giuliani, A. Bogazzi, M.R. Cristofaro, A. Giancaterini, A. Giandalia, R. Candido, G. Di Cianni, P. Ruggeri, A. Napoli, per conto del gruppo di studio AMD Donna e genere

JAMD 2023;26(2):140-156

È ormai noto che i farmaci presentano una diversa efficacia e tossicità nei due sessi. Il “sessoma”, ovvero l’insieme degli effetti indotti dal sesso sul network genico e sui sistemi cellulari, è alla base delle principali differenze tra i sessi in termini di farmacocinetica e farmacodinamica e tali differenze sono in parte reversibili. In generale il sesso femminile presenta un minore assorbimento, metabolismo ed eliminazione dei farmaci, che provocano maggiori effetti collaterali e necessitano di dosaggi minori. Dal 2014 viene pertanto raccomandato di contemplare una pari presenza dei due generi negli studi clinici, dal momento che la partecipazione maschile è sempre stata prevalente. Lo scopo di questa survey è stato di esplorare il livello di conoscenza e consapevolezza dei diabetologi italiani sul diverso funzionamento dei farmaci di più comune utilizzo per la cura e prevenzione del diabete e delle sue complicanze nei due generi. Coerentemente al periodo storico è stato incluso anche un approfondimento sui vaccini anti Sars-Cov2. La survey, che includeva quindici quesiti a risposta multipla, è stata indirizzata via mail ai membri dell’Associazione medici diabetologi (AMD) nei mesi di maggio e giugno 2022. Centoventotto diabetologi operanti nelle strutture del sistema sanitario di tutto il territorio nazionale hanno risposto alla survey. Le risposte con maggiore incertezza riguardavano l’utilizzo di farmaci ‘cardiovascolari’, in particolare spironolattone ed anti-ipertensivi, mentre le conoscenze più sicure riguardavano gli ipoglicemizzanti, in particolare la metformina. Gli effetti del vaccino anti Sars-Cov2 nei due generi erano poco noti. Pur con i limiti della scarsa numerosità del campione (128 partecipanti, circa il 10% degli iscritti AMD), la survey “genere e farmaci” ha evidenziato la necessità di informare e formare i diabetologi sulla differente risposta ai farmaci nei due sessi, oltre al bisogno di avviare e sviluppare un processo di sensibilizzazione e ricerca che porti alla stesura di indicazioni rigorose e specifiche su dosaggi, efficacia ed effetti collaterali dei farmaci correlati al sesso. Questo approccio è alla base della promozione dell’equità di genere nella salute.

PAROLE CHIAVE genere; farmaci; conoscenze; equità.

Documento di consenso

Raccomandazioni sulla gestione dei disturbi dell’omeostasi glicemica secondari a malattia ematologica, oncologica e a trapianto d’organo in età pediatrica

Stefano Zucchini e Gruppo di Studio di Diabetologia della Società Italiana di Endocrinologia e Diabetologia Pediatrica (SIEDP)* con la collaborazione della Associazione Italiana di Ematologia ed Oncologia Pediatrica (AIEOP)

JAMD 2023;26(2):157-172

Annali Monografie

Monografie Annali AMD

L’archivio delle monografie degli Annali AMD.

Invia un articolo

Invia un articolo

Se vuoi sottoporre un tuo lavoro, clicca qui.