Qualità della cura in base al genere nel diabete mellito tipo 2. Le monografie degli Annali AMD 2018

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OBIETTIVO DELLO STUDIO Valutare l’evoluzione della qualità di cura per genere nel diabete tipo 2 (DM2), in Italia, dal 2011 al 2016, considerando i nuovi Indicatori AMD in un’ottica di genere e la possibile disparità di genere nel trattamento farmacologico.

DISEGNO E METODI Per questa analisi sono stati utilizzati i dati degli Annali AMD 2018, riferiti a pazienti con DM2, seguiti nell’anno 2016 in 222 servizi di diabetologia. Questo rapporto è basato sull’analisi dei nuovi indicatori AMD 2015 – Revisione 2 del 23 gennaio 2018. Le caratteristiche della popolazione in studio e l’analisi degli indicatori sono riportati separatamente per gli uomini e le donne con DM2.

RISULTATI Si sono valutati i dati di 242.422 uomini e 184.696 donne con DM2 seguiti da 222 servizi di diabetologia nell’anno 2016. La distribuzione per sesso evidenzia una prevalenza del sesso maschile e quella per età mostra un generale invecchiamento della popolazione e un aumento della sopravvivenza, che interessa soprattutto le donne (il 3,6% degli uomini e il 6,6% delle donne con DM2 ha età > 85 anni). Il numero medio di visite per gruppo di trattamento è risultato sovrapponibile nei due sessi. Rispetto alla valutazione del 2009(pubblicata nel 2011), si è ottenuto un miglioramento di tutti gli indicatori di processo in entrambi i generi, pur se ancora lievemente a vantaggio del genere maschile. In particolare la valutazione del controllo metabolico attraverso il monitoraggio dell’emoglobina glicata riguarda la quasi totalità dei pazienti maschi e femmine (96,9 % vs 97,0 %). Meno elevata la percentuale di pazienti monitorati per profilo lipidico, funzione renale, retinopatia e screening del piede. Sono stati considerati indicatori di esito intermedio alcuni parametri rilevanti in quanto predittivi di rischio cardiovascolare: il raggiungimento dei target per i principali fattori di rischio CV è sistematicamente sfavorevole nelle donne con DM2, in particolare le donne sono più obese, hanno un peggiore compenso del diabete, soprattutto un peggiore profilo lipidico, e una maggior frequenza di riduzione del filtrato. I livelli medi di emoglobina glicosilata sono risultati lievemente più elevati nelle donne che negli uomini (7,3% ± 1,3 vs 7,2% ± 1,2) cosi anche i livelli medi di colesterolo LDL (100,2 mg/dl ± 33,4 vs 92,5 mg/dl ± 32,3) e i livelli medi di BMI (30,1 kg/m2 ± 6.1 vs 29,2 kg/m2 ± 4,9). Dal confronto con i dati del 2011 si nota lieve riduzione dei fumatori fra i maschi e lieve aumento fra le donne (20,5% vs 21,5% negli uomini, 12,2% vs 11,8% nelle donne). Complessivamente negli anni è migliorata la qualità di cura, valutata con score Q, in maniera simile per entrambi i sessi. Circa la metà dei pazienti, in entrambi i sessi, presenta uno score Q >25, quindi livelli adeguati di cura complessiva. L’utilizzo dei farmaci per il controllo della glicemia nei due sessi risulta simile anche per quanto riguarda farmaci innovativi. L’uso di statine è elevato in entrambi i sessi, lievemente a favore delle donne. L’intensità di cura per l’ipertensione è risultata migliorata in entrambi i sessi. I dati disponibili quindi non evidenziano un problema di sotto-trattamento delle donne, nonostante gli esiti peggiori. I dati di genere relativi alle complicanze micro e macroangiopatiche mostrano differenze nei due sessi, ma la qualità della registrazione dei dati sugli esiti finali, soprattutto cardiovascolari, è ancora modesta.

CONCLUSIONI L’analisi dei dati evidenzia un sensibile miglioramento della qualità dell’assistenza specialistica, con maggiore attenzione al monitoraggio dei fattori di rischio e delle complicanze, una crescita della percentuale di soggetti a target ed un più intensivo utilizzo dei farmaci in entrambi i sessi. Permangono tuttavia alcuni gap da colmare. I dati esaminati confermano che il profilo di rischio cardiovascolare è decisamente sfavorevole per le donne e che il controllo dei principali fattori di rischio cardiovascolare, seppure migliorato negli anni, resta sub-ottimale in donne e uomini. Maggiori sforzi sono necessari per ottimizzare il controllo dei vari fattori di rischio CV in entrambi i sessi e per ridurre o meglio azzerare le differenze tra i sessi. Questi dati offrono spunti importanti per la ricerca, la pratica clinica e la revisione di linee guida in un’ottica di genere, tenendo conto che vari fattori legati al sesso/ genere, quali aspetti genetici/biologici, stile di vita, aderenza alle terapie, aspetti psico-sociali, oltre alle eventuali differenze prescrittive, possono incidere sul raggiungimento dei vari outcomes.

PAROLE CHIAVE genere; DM2; indicatori AMD.

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