Editoriale
Obesità e diabete: una sfida da condividere
JAMD 2025;28(3):165-166
Articoli originali
Semaglutide orale come opportunità per un appropriato switch terapeutico nelle persone con diabete di tipo 2: un consensus Delphi Semaglutide orale come opportunità per un appropriato switch terapeutico nelle persone con diabete di tipo 2: un consensus Delphi
JAMD 2025;28(3):167-177
OBIETTIVO La crescente disponibilità di approcci terapeutici al diabete di tipo 2 (T2D) richiede di riconsiderare le situazioni in cui i trattamenti anti-iperglicemizzanti in corso potrebbero essere sostituiti dall’agonista orale del recettore GLP1 (GLP1-RA) semaglutide (SO). Dato il considerevole numero di questioni aperte, è stato convocato un gruppo di esperti con l’obiettivo di fornire, attraverso un metodo di consenso Delphi, una guida pratica per i medici.
METODI Un gruppo di 13 esperti ha elaborato una serie di 31 affermazioni relative alle seguenti situazioni: passaggio da GLP1-RA iniettabile a SO; passaggio da SGLT2i a SO; passaggio da insulina a SO; passaggio da DPP4i a SO; passaggio da “vecchie” terapie orali (sulfaniluree, glinidi, pioglitazone, acarbose) a SO. Un panel di 28 diabetologi, tutti operanti nella regione Emilia Romagna, accedendo a un sito web dedicato, ha assegnato a ciascuna affermazione un punteggio di rilevanza su una scala a 9 punti.
È stato adottato il metodo di appropriatezza RAND/UCLA per valutare l’esistenza di disaccordo tra i partecipanti.
RISULTATI I membri del panel hanno mostrato accordo per tutte le 31 affermazioni, considerate tutte pertinenti. I partecipanti hanno concordato che la SO può rappresentare in molte circostanze una valida alternativa ai GLP1-RA iniettabili, ad altri farmaci anti-iperglicemizzanti orali e all’insulina.
La scelta della SO è supportata dalla sua efficacia nel ridurre i livelli di HbA1c e il peso corporeo e dai benefici sugli esiti cardiovascolari e sulla mortalità per tutte le cause. Inoltre, la SO può consentire una semplificazione della terapia nei pazienti trattati con insulina.
CONCLUSIONI In uno scenario in continua evoluzione, la terapia con SO rappresenta un’opzione importante nella gestione dei pazienti con T2D.
PAROLE CHIAVE diabete di tipo 2; consenso fra esperti; semaglutide orale
Game-based learning ed Escape rooms: possibili applicazioni nella formazione medica diabetologica ed esperienza sul campo
JAMD 2025;28(3):178-185
Le metodologie didattiche stanno evolvendo grazie all’uso del gioco (gamification, serious games, game-based learning), rendendo l’apprendimento più coinvolgente, pratico e collaborativo. In questo contesto si inseriscono le escape room didattiche, che, pur non essendo ancora strumenti pienamente validati, mostrano potenziale nello stimolare pensiero critico, teamwork e problem solving. Diabescape è qui presentato come una prima esperienza sul campo applicata alla formazione medica in diabetologia. Si tratta di un gioco da tavolo basato su casi clinici reali, che combina enigmi, sfide mediche e lavoro di squadra per migliorare le competenze cliniche in modo attivo e immersivo. Durante un evento formativo in Sicilia, questa modalità ha mostrato risultati incoraggianti in termini di entusiasmo, partecipazione e percezione di miglioramento delle competenze, pur richiedendo ulteriori studi per confermarne l’efficacia oggettiva. I risultati del questionario finale hanno evidenziato un alto livello di gradimento e indicato la potenziale efficacia educativa. Anche se saranno necessari ulteriori studi di validazione per confermare e misurare questi risultati, la nostra esperienza suggerisce che strumenti ludico-formativi come Diabescape potrebbero rappresentare una valida e moderna strategia didattica in ambito sanitario.
PAROLE CHIAVE Game-Based Learning; Escape Room Didattica; formazione medica; diabescape; competenze cliniche.
Lo scenario dei nuovi LEA per la Diabetologia
JAMD 2025;28(3):186-192
I Livelli Essenziali di Assistenza (LEA) sono le prestazioni che il Servizio Sanitario Nazionale (SSN) italiano deve fornire a tutti i cittadini, gratuitamente o con una partecipazione di spesa, ed hanno lo scopo di garantire uniformità di accesso alle cure, equità e sostenibilità del sistema. Le regioni sono responsabili della loro applicazione, dovendo fornire livelli minimi garantiti di queste prestazioni, e possono offrire servizi aggiuntivi utilizzando fondi propri. I LEA sono stati introdotti per la prima volta nel 2001 e vengono aggiornati periodicamente per offrire cure in linea con i progressi medici. Una Commissione Nazionale, istituita nel 2015, è responsabile di questi aggiornamenti. Importanti revisioni sono state effettuate nel 2008 e nel 2017. L’applicazione di queste ultime modifiche è progressivamente slittata fino al 30 dicembre 2024, a causa di problemi organizzativi e di bilancio. Trovandosi nella fase di transizione tra i precedenti e i nuovi LEA, la Consulta dei Presidenti Regionali AMD ha esaminato le nuove disposizioni per comprendere le modifiche che riguardano la diabetologia, focalizzandosi su una prestazione inserita per la prima volta nei LEA del 2017: il monitoraggio dinamico della glicemia o Holter Glicemico.
PAROLE CHIAVE LEA, diabete, SSN, CGM, Holter glicemico.
Survey
La dimissione protetta: risultati di una survey nazionale
JAMD 2025;28(3):193-199
La survey si focalizza sul particolare ambito della transizione da Ospedale a territorio. Essa indaga il grado di soddisfazione circa la gestione integrata della dimissione della persona con diabete.
I risultati del sondaggio analizzano il grado di funzionalità percepito e mostrano una soddisfazione almeno sufficiente del 59% degli intervistati rispetto alla rete attualmente funzionante mentre il 41% si di chiara insoddisfatto. Il sistema appare migliorabile agli intervistati soprattutto in termini di efficienza gestionale, ma anche di tutela sanitaria e infine di risparmio economico.
Un possibile strumento migliorativo che la maggioranza degli intervistati sceglierebbe è la possibilità di una condivisione totale dei dati clinici, mentre altri consigliano la formulazione di un Percorso Diagnostico Terapeutico Assistenziale oppure il potenziamento delle piattaforme di telemedicina.
PAROLE CHIAVE diabete; dimissione; case-management; telesanità.
Consensus
Documento di consenso per la persona con diabete in transizione territorio-ospedale-territorio: proposte operative di gestione del ricovero e della dimissione protetta
JAMD 2025;28(3):200-208
Questo position statement definisce il consenso e le proposte operative per la gestione delle persone con diabete durante le transizioni ospedaliere, con un’attenzione particolare alla pianificazione della dimissione in sicurezza. Il documento sottolinea l’elevato impatto clinico e organizzativo del diabete, soprattutto negli anziani e nei pazienti con comorbidità. Viene proposto un approccio strutturato all’ammissione, alla gestione durante il ricovero, all’educazione terapeutica, alla gestione delle tecnologie e al follow-up post-dimissione, con l’obiettivo di ridurre i rientri in ospedale e migliorare la continuità delle cure. Viene evidenziato il ruolo essenziale del team diabetologico, dell’educazione precoce del paziente e dei caregiver, della riconciliazione farmacologica e dei sistemi digitali integrati. Sono fornite nuove indicazioni per la gestione perioperatoria e ospedaliera delle terapie antidiabetiche, inclusi gli inibitori del SGLT2, gli AR del GLP-1 e la metformina. L’obiettivo finale è implementare un modello di governance che garantisca cure sicure, personalizzate ed economicamente sostenibili tra ospedale e territorio.
PAROLE CHIAVE diabete, pazienti ricoverati, gestione ospedaliera, gestione perioperatoria, dimissione.
Diabete e cure palliative: linee di indirizzo
JAMD 2025;28(3):209-218
La Legislazione Italiana definisce le cure palliative «l’insieme degli interventi terapeutici, diagnostici e assistenziali, rivolti sia alla persona malata sia al suo nucleo familiare, finalizzati alla cura attiva e totale dei pazienti la cui malattia di base, caratterizzata da un’inarrestabile evoluzione e da una prognosi infausta, non risponde più a trattamenti specifici». Questa definizione amplia l’ambito non solo al malato oncologico ma a numerose malattie cronico – degenerative. Il diabete rappresenta un problema di frequente riscontro in questa tipologia di pazienti sia per evoluzione della malattia sia per impiego nelle malattie cronico – degenerative di terapie diabetogene. Nonostante la rilevanza sociale ed epidemiologica del problema si osserva una scarsità di linee guida specifiche. Scopo del presente articolo è fornire un inquadramento del problema e linee di indirizzo fruibili nella pratica clinica.
PAROLE CHIAVE qualità della vita; deprescrizione; condivisione; cura.
Dal pregiudizio all’obiettività: impatto dello stigma sull’approccio clinico e sociale dell’obesità
JAMD 2025;28(3):220-226
L’obesità, malattia cronica progressiva e recidivante, è una delle principali sfide di salute pubblica a livello globale con prevalenza più che raddoppiata tra il 1990 e il 2022 (uomini 4.8% vs 14.0%; donne 8.8% vs 18.5%) con oltre 890 milioni di adulti e 160 milioni di bambini classificati come obesi nel 2022, secondo i dati dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS). Nonostante il notevole aumento della prevalenza, molte persone con obesità non vengono trattate. Questo problema è la conseguenza di diverse barriere che limitano l’accesso a cure efficaci; tra queste, lo stigma, la disapprovazione sociale, i pregiudizi associati all’obesità, la mancanza di copertura sanitaria o assicurativa, oltre alla mancanza di un’adeguata formazione, sia del personale sanitario che dei pazienti, sul percorso di perdita di peso, opzioni di trattamento, nonché aspettative irrealistiche sul tasso del calo ponderale da parte delle persone. In particolare il pregiudizio nei confronti del peso, lo stigma, porta ad azioni contro le persone con obesità che possono causare esclusione, emarginazione, disuguaglianza nei trattamenti e nell’accesso alle cure. Tutti questi fattori possono contribuire alla difficoltà da parte del soggetto con obesità ad aderire a percorsi terapeutici basati sull’evidenza impedendo il raggiungimento degli obiettivi di perdita di peso.
PAROLE CHIAVE obesità; stigma; comunicazioni efficaci; cambiamenti globali.
Obesità: malattia cronica o semplice fattore di rischio?
JAMD 2025;28(3):227-236
L’obesità è una condizione multifattoriale a crescente impatto sanitario, sociale ed economico, tradizionalmente considerata un fattore di rischio per numerose malattie croniche non trasmissibili. Tuttavia, l’evoluzione delle conoscenze fisiopatologiche e dei criteri diagnostici ha portato a un progressivo riconoscimento dell’obesità come una malattia cronica, recidivante e sistemica. In questa rassegna discutiamo le evidenze scientifiche più recenti, confrontando l’approccio classico, centrato sul rischio, con il paradigma attuale che la identifica come una patologia autonoma.
Particolare attenzione è rivolta alla distinzione introdotta dalla Lancet Commission tra obesità preclinica (eccesso adiposo in assenza di danni clinicamente rilevabili) e obesità clinica (presenza di disfunzioni biologiche, metaboliche o psicologiche associate all’adiposità). Questa nuova classificazione evidenzia i limiti dell’uso esclusivo dell’indice di massa corporea e sottolinea la necessità di una valutazione funzionale e prognostica del rischio individuale.
Alla luce di tale inquadramento, il Framework EASO 2025 definisce formalmente l’obesità come malattia cronica recidivante, richiedente una gestione integrata, strutturata e personalizzata. Vengono analizzate le sfide specifiche della fase preclinica, l’importanza della diagnosi precoce, l’utilità di strumenti come l’Edmonton Obesity Staging System (EOSS), e le prospettive offerte dalle nuove classi farmacologiche, in particolare gli agonisti incretinici.
Infine, si discutono le implicazioni organizzative e politiche del riconoscimento formale dell’obesità come patologia nei sistemi sanitari, con particolare riferimento alla necessità di includerla nei Livelli Essenziali di Assistenza. Superare l’approccio preventivo e adottare una visione cronica è indispensabile per contrastare efficacemente la pandemia di obesità.
PAROLE CHIAVE obesità clinica; obesità preclinica; malattia cronica; framework EASO; LEA; gestione dell’obesità.
L’obesità nelle persone con diabete: i dati degli Annali AMD 2024
JAMD 2025;28(3):237-254
SCOPO DELLO STUDIO Questo articolo esamina la prevalenza ed il trend dell’obesità negli Annali AMD relativi al diabete tipo 1 (DM1), tipo 2 (DM2) e diabete gestazionale (GDM). Sono inoltre descritti i trend temporali dell’obesità anche in popolazioni specifiche.
DISEGNO E METODI Analisi dei dati degli Annali AMD, dal 2004 al 2024, su DM1, DM2, e GDM (solo 2024), con una valutazione delle differenze riferibili ad età, genere, regione e Paese di provenienza.
RISULTATI Nel DM2, dal 2016 al 2024 si documenta un progressivo calo della prevalenza di obesità (BMI≥30), nonostante il 35% della popolazione sia tuttora obesa. Questo risultato è verosimilmente ricollegabile al maggiore utilizzo di GLP-1 RA e SGLT2i, (dal 7,7% del 2016 al 77,4% del 2024), ma con evidenza di un sotto-trattamento (particolarmente per SGLT2i) nelle donne. Nel DM1, invece, l’obesità è in crescita, con un aumento di prevalenza dal 7,8% nel 2004 al 14,2% nel 2024 (soprattutto nei pazienti in terapia multi-iniettiva) e conseguente peggior profilo di rischio cardiovascolare. Nel GDM (2024) l’obesità è presente nel 25,6% delle donne.
CONCLUSIONI. Il trend in continuo calo della prevalenza dell’obesità nel DM2 e la disponibilità attuale e futura di farmaci sempre più efficaci sul peso lascia ben sperare per il futuro. Nel DM1 è il momento di riconoscere l’importanza della presenza di obesità ed i rischi ad essa legati, in termini di complicanze. L’obesità è un fattore di rischio anche per il GDM: occorre quindi un’azione di prevenzione sulla popolazione generale per arginare questo problema di salute pubblica.
PAROLE CHIAVE Annali AMD; obesità; diabete tipo 1; diabete tipo 2; diabete gestazionale.
La rivoluzione incretinica
JAMD 2025;28(3):246-251
Negli ultimi anni, l’obesità è stata ridefinita come una malattia cronica, recidivante e multifattoriale, superando il modello obsoleto del semplice squilibrio energetico. Questa nuova visione ha coinciso con una rivoluzione terapeutica guidata dalla farmacoterapia su base incretinica. Gli agonisti del recettore del GLP-1 e i dual agonisti GIP/GLP-1 rappresentano oggi la classe di farmaci anti-obesità con il maggior numero di evidenze scientifiche, dimostrando non solo una perdita di peso marcata e duratura, ma anche miglioramenti significativi delle comorbidità cardiovascolari, renali, epatiche e respiratorie. Trial clinici come SELECT, STEP, SURMOUNT, SUMMIT ed ESSENCE hanno evidenziato che questi trattamenti riducono gli eventi cardiovascolari maggiori, migliorano gli esiti nello scompenso cardiaco, rallentano la progressionem della malattia renale, favoriscono la regressione della steatoepatite e alleviano i sintomi dell’apnea ostruttiva del sonno e dell’osteoartrosi. Questo articolo sintetizza i principali risultati di tali studi fondamentali e sottolinea l’importanza di un uso precoce, fenotipicamente guidato e centrato sul paziente di queste terapie nella pratica clinica.
PAROLE CHIAVE obesità; incretine; semaglutide; tirzepatide; GLP-1; GIP; trial clinici; comorbidità metaboliche; trattamento farmacologico; medicina personalizzata.
Nutrizione nel nuovo contesto terapeutico
JAMD 2025;28(3):252-258
L’obesità è una patologia complessa multifattoriale il cui trattamento sta vivendo un profondo cambiamento. L’introduzione di farmaci anti-obesità (AOMs, Anti-Obesity Medications) sempre più efficaci, capaci di indurre un decremento ponderale prima ottenibile solo con la chirurgia bariatrica apre scenari con riflessioni profonde sull’approccio terapeutico. Questa “rivoluzione farmacologica” rende necessario, tuttavia, ripensare e valorizzare l’intervento nutrizionale, che non potrà mai prescindere dal considerare la molteplicità dei fattori che causano l’obesità, ivi inclusi i fattori genetici, ambientali, psicologici e comportamentali. Per ottenere i benefici migliori possibili, occorre integrare in modo sinergico la terapia nutrizionale e terapia farmacologica.
La Terapia Medica Nutrizionale (TMN), che consente anche la sostenibilità nel tempo, rimane il fattore determinante del successo terapeutico: i farmaci vanno utilizzati nei pazienti giusti, come complemento per migliorare la motivazione e l’aderenza ed amplificare il decremento ponderale, non in sostituzione delle modifiche di comportamento alimentare e stile di vita. Obiettivi nutrizionali nell’era AOM includono: prevenire la perdita di massa magra; attenuare gli effetti gastrointestinali dei farmaci con specifici accorgimenti; prevenire carenze nutrizionali; favorire l’integrazione progressiva di strategie comportamentali che possano consolidare nel tempo i benefici ottenuti, oltre a prevenire disturbi del comportamento alimentare.
PAROLE CHIAVE obesità; terapia medica nutrizionale; farmaci antiobesità; dieta; decremento ponderale
Chirurgia bariatrica: quando e per chi?
JAMD 2025;28(3):259-271
L’obesità è una malattia cronica e multifattoriale che rappresenta una sfida sanitaria globale, associata a numerose comorbidità quali ad esempio diabete mellito di tipo 2 (DM2), ipertensione arteriosa, dislipidemia e sindrome delle apnee ostruttive del sonno (OSAS). Storicamente considerata come “ultima risorsa” per la perdita di peso, la chirurgia bariatrica ha oggi evoluto il proprio significato verso il concetto più moderno di chirurgia metabolica, che riconosce e sfrutta gli effetti neuroendocrini e metabolici degli interventi. Questi effetti comprendono la modulazione della secrezione ormonale (GLP-1, PYY, grelina), il miglioramento della sensibilità insulinica e modifiche del microbiota intestinale.
Le linee guida più recenti, tra cui le SICOB 2023, hanno ampliato le indicazioni alla chirurgia anche a pazienti con BMI 30-34,9 kg/m² in presenza di comorbidità non controllate, sottolineando la necessità di un approccio multidisciplinare per la selezione, la preparazione e il follow-up dei pazienti. Diverse tecniche chirurgiche (sleeve gastrectomy, bypass gastrico Roux-en-Y, mini-bypass, duodenal switch) offrono opzioni personalizzabili in base al profilo
clinico.
Nel DM2, la chirurgia metabolica ha dimostrato tassi di remissione superiori a qualsiasi trattamento medico, con benefici a lungo termine sul controllo glicemico e la riduzione della mortalità cardiovascolare. Nonostante i recenti progressi dei farmaci GLP-1RA e GIP/GLP-1RA, che hanno ampliato le opzioni terapeutiche, la chirurgia mantiene un ruolo insostituibile per l’efficacia sul calo ponderale e la stabilità dei risultati, integrandosi in strategie personalizzate per il trattamento dell’obesità e delle sue complicanze.
PAROLE CHIAVE chirurgia metabolica; obesità grave; remissione DM2; complicanze.
Oltre il calo ponderale: come si modifica il rischio cardio-vascolare
JAMD 2025;28(3):272-276
Negli ultimi anni, la perdita di peso è stata riconosciuta come uno strumento terapeutico cardine nella riduzione del rischio cardiovascolare, attraverso meccanismi dose-dipendenti e multifattoriali. Anche un calo ponderale modesto (5–10%) è in grado di migliorare numerosi fattori di rischio cardiometabolico, mentre perdite superiori al 10–15% si associano a benefici più ampi, tra cui la riduzione della mortalità. Evidenze da trial clinici come DPP, Look AHEAD e SOS hanno confermato l’impatto del dimagrimento sull’assetto glicolipidico, sulla steatosi epatica e sulla sindrome dell’apnea ostruttiva del sonno.
Le innovative terapie per la cura dell’obesità come semaglutide e tirzepatide hanno dimostrato di ridurre eventi cardiovascolari maggiori e scompenso cardiaco, con effetti precoci e in parte indipendenti dalla perdita di peso. Studi randomizzati e real-world suggeriscono che tali farmaci agiscono anche sul grasso ectopico, sul profilo infiammatorio sistemico e sullo stato protrombotico, ridefinendo l’approccio alla prevenzione cardiovascolare nella popolazione con obesità.
PAROLE CHIAVE obesità, mortalità, scompenso cardiaco, prevenzione cardiovascolare, GLP1-Ras.
Focus su MASH, OSAS e neoplasie: complicanze rilevanti per il rischio clinico globale
JAMD 2025;28(3):277-291
L’obesità comporta rischi significativi su molteplici organi e tessuti; tra questi vengono discussi in questa rassegna il rischio metabolico sul fegato, il rischio legato allo sviluppo di apnee ostruttive durante il sonno e l’aumentata incidenza di neoplasie. La malattia epatica steatosica è stata oggetto di un’intensa ricerca negli ultimi 25 anni. Dopo numerosi fallimenti si è giunti oggi allo sviluppo di farmaci che agendo direttamente sul tessuto epatico o indirettamente, tramite un’importante e sostenuta perdita di peso, sono in grado di ridurre la progressione verso la cirrosi e (forse) l’epatocarcinoma. Ugualmente, per le apnee ostruttive ed il rischio di tumori si apre una stagione di trattamento, attraverso farmaci agonisti del GLP-1, agonisti doppi GLP-1/GIP o GLP-1/Glucagon o, infine, tripli agonisti (GLP-1/GIP/Glucagone). Anche l’efficacia della chirurgia bariatrica (metabolica) nella prevenzione degli eventi sfavorevoli è ben accertata; i benefici dei trattamenti non debbono comunque portare a sottovalutare gli strumenti di prevenzione, che rimangono cardinali in una gestione globale dei rischi.
PAROLE CHIAVE steatosi epatica; fibrosi; cirrosi; apnea ostruttiva; russamento; tumori; perdita di peso; agonisti GLP-1; chirurgia bariatrica; trapianto di fegato.
Diabete tipo 2 nella persona affetta da obesità: tra prevenzione e remissione
JAMD 2025;28(3):292-308
Obesità e diabete di tipo 2 (DM2) spesso coesistono: il controllo del peso è fondamentale nella prevenzione e nella remissione del DM2. Un calo ponderale sostenuto e precoce può essere ottenuto tramite approccio dietetico-comportamentale, chirurgia metabolica o terapia farmacologica.
L’intervento intensivo sullo stile di vita (ILI) è efficace nella prevenzione del diabete per il 42-58%, ma spesso non è duraturo e difficilmente applicabile nella pratica clinica. La chirurgia metabolica per l’obesità permette la prevenzione del DM2 fino all’87% dei soggetti con prediabete e riduce la comparsa di complicanze microvascolari; tuttavia, è viziata da recupero ponderale nel 20-25%. Le incretine, indicate per il trattamento dell’obesità prevengono il diabete nel 66-92% e sono associate a benefici cardiovascolari, ma la loro sospensione determina la parziale perdita dei benefici ottenuti.
Il concetto di remissione del DM2 è ampiamente dibattuto. Attraverso ILI si ottengono tassi di remissione fino all’86% con calo ponderale >15kg; tuttavia, la sua durata è limitata nel tempo. La chirurgia metabolica si dimostra significativamente più efficace del trattamento conservativo nella remissione del diabete e nel miglioramento del profilo cardiovascolare. Le incretine sostengono il concetto di remissione farmacologica: il trattamento continuativo con semaglutide infatti è associato a valori di emoglobina glicata (HbA1c) < 6.5% nel 67.5%, tirzepatide nell’ 81-86%. Tirzepatide permette di raggiungere valori di HbA1c < 5.7% nel 31-52%. Nuove promettenti evidenze emergono da molecole incretiniche in fase di studio.
Grazie alle nuove evidenze, in persone con obesità affette o a rischio DM, la normoglicemia diventa un obiettivo terapeutico sempre più concreto.
PAROLE CHIAVE obesità; intervento comportamentale sullo stile di vita; chirurgia metabolica; farmaci incretinici: remissione farmacologica.
Una rete contro l’obesità: il modello dell’USL Toscana Nord Ovest
JAMD 2025;28(3):309-317
L’obesità è una malattia cronica non trasmissibile con un’elevata prevalenza e tasso di recidiva, spesso associata a gravi comorbidità come il diabete di tipo 2, le malattie cardiovascolari e l’apnea notturna. Rappresenta un onere crescente per i sistemi sanitari e le risorse della sanità pubblica.
METODI Nell’Azienda USL Toscana Nord-Ovest (ATNO), che comprende circa 1,2 milioni di residenti, si stima che oltre 130.000 individui vivano con l’obesità, con ulteriori 178.000 in sovrappeso. A causa di un’offerta limitata di percorsi di cura strutturati, in particolare per la chirurgia bariatrica, è stata creata una rete interaziendale multidisciplinare. Il progetto, guidato dall’Unità di Diabetologia Aziendale ATNO in collaborazione con l’Azienda Ospedaliero-Universitaria di Pisa (AOUP), ha l’obiettivo di implementare un modello di cura integrato a tre livelli coordinato da un diabetologo che funge da Case Manager.
RISULTATI Quando indicato, la rete fornisce prevenzione strutturata, trattamento medico e psicologico e interventi chirurgici. Garantisce l’identificazione precoce dei rischi, promuove l’accesso alle cure bariatriche e supporta il follow-up a lungo termine attraverso protocolli standardizzati e il monitoraggio dei risultati.
CONCLUSIONI L’obiettivo è garantire un accesso equo, tempestivo e continuo alla prevenzione, alla terapia medica e, ove indicato, alla chirurgia bariatrica, favorendo una presa in carico integrata e sostenibile sul territorio.
PAROLE CHIAVE obesità; rete territoriale interaziendale; team multiprofessionale integrato; chirurgia bariatrica.