Editoriale

Diagnosi tardiva, terapia inadeguata, prognosi dubbia

L. Monge

JAMD 2023;26(4):235-236

Articoli originali

Lo stato di salute del Servizio Sanitario Nazionale. Diagnosi, prognosi e terapia

N. Cartabellotta

JAMD 2023;26(4):237-246

Il Servizio Sanitario Nazionale (SSN) italiano è nel pieno di una crisi profonda che ci sta portando dritti verso un disastro sanitario, economico e sociale, già ben evidente in diverse aree interne del Sud. Oggi nei fatti l’universalità, l’uguaglianza e l’equità – i princìpi fondamentali del SSN – sono stati traditi, con inevitabili conseguenze che condizionano la vita quotidiana delle persone. L’attuale quadro, aggravato dalla pandemia, mostra disuguaglianze regionali, carenze di personale sanitario e inefficienze nell’erogazione delle cure. Ma soprattutto non lascia intravedere alcun rilancio progressivo del finanziamento pubblico per la sanità. La spesa sanitaria pubblica rimane al di sotto delle medie europee e OCSE, contribuendo a disallineare l’Italia dagli standard internazionali. Assistiamo ad una vera e propria “frattura strutturale” tra il Nord e il Sud del Paese che si riflette sia nella distribuzione del personale medico e infermieristico che nell’esigibilità delle nuove prestazioni dei LEA. Il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) è un’opportunità per il rilancio dello SSN, ma con le attuali criticità di implementazione rischiamo di indebitare le future generazioni per finanziare un costoso lifting del SSN. La Fondazione GIMBE propone un Piano di Rilancio per “curare le patologie” che affliggono il SSN: 14 punti che rappresentano lo standard per il monitoraggio continuo delle azioni politiche di Governo e Regioni.

PAROLE CHIAVE servizio sanitario nazionale (SSN); finanziamento pubblico; disuguaglianze regionali; personale sanitario; livelli essenziali di assistenza; piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR); privatizzazione della sanità.

Documento di consenso

Domande aperte sul ruolo dell’insulina basale nel trattamento del diabete di tipo 2: una Delphi expert consensus

R. Buzzetti, R. Candido, K. Esposito, A. Giaccari, E. Mannucci, A. Nicolucci, G. Russo

JAMD 2023;26(4):247-259

OBIETTIVI La rivoluzione nell’approccio terapeutico al diabete di tipo 2 (T2D) impone un ripensamento del posizionamento della terapia insulinica. Dato il numero considerevole di domande aperte, è stato riunito un gruppo di esperti, con l’obiettivo di fornire, tramite il metodo Delphi, una guida pratica per i medici.

METODI Uno gruppo di 6 esperti (Delphi board) ha sviluppato una serie di 29 statement su: ruolo del controllo metabolico alla luce delle linee guida più recenti; strategie di intensificazione dell’insulina basale (BI): 1) add-on vs. switch; 2) inerzia nell’iniziare e nel titolare; 3) combinazione libera vs. rapporto fisso; strategie di intensificazione e de-intensificazione da basal-bolus; analoghi di seconda generazione della BI (2BI). È stato quindi individuato un panel di 31 diabetologi che, tramite accesso al sito web dedicato, hanno assegnato a ciascuno statement un punteggio di rilevanza su una scala a 9 punti. È stato adottato il RAND/UCLA Appropriateness Method per valutare l’esistenza di disaccordo tra i partecipanti.

RISULTATI Per tutte le 29 affermazioni i membri del panel hanno mostrato accordo. Sono stati considerati rilevanti 26 statement, mentre uno è stato ritenuto non rilevante e due di rilevanza incerta.

CONCLUSIONI La disponibilità di nuove classi di farmaci consente spesso di posticipare l’avvio della BI e di semplificare gli schemi terapeutici. Rimane fondamentale iniziare e titolare in modo tempestivo la terapia insulinica quando richiesta. La BI dovrebbe sempre, salvo controindicazioni, essere avviata in aggiunta e non in sostituzione dei trattamenti in corso con benefici cardiorenali. Le 2BI dovrebbero essere preferite per il loro profilo farmacologico, la maggiore semplicità di autotitolazione e la flessibilità di somministrazione.

PAROLE CHIAVE diabete di tipo 2; expert consensus; terapia insulinica basale; inerzia terapeutica.

Survey

Consapevolezza e ruolo del diabetologo nelle sindromi lipodistrofiche: una survey AMD

B. Pintaudi

JAMD 2023;26(4):260-266

Le sindromi lipodistrofiche sono patologie rare caratterizzate dalla assenza più o meno generalizzata di tessuto adiposo sottocutaneo con conseguenti bassi livelli circolanti di leptina. Esse si caratterizzano per alcuni aspetti fisici peculiari quali: acantosis nigricans, ipertrofia muscolare, flebomegalia, xantomi eruttivi, aspetto progeroide, aspetto cushingoide, aspetto acromegaloide. Alcune condizioni cliniche sono inoltre comunemente associate alle sindromi lipodistrofiche: diabete mellito con elevato fabbisogno insulinico (≥ 200 unità/die o ≥ 2 unità/kg/die), ipertrigliceridemia grave (≥ 500 mg/dL), steatosi epatica. L’importanza di una diagnosi precoce e la presenza di alterazioni cliniche di ordine metabolico rendono il ruolo del diabetologo fondamentale nel riconoscere i casi ed eventualmente trattarli in modo adeguato. Allo scopo di valutare il livello di conoscenza della classe diabetologica sul tema delle sindromi lipodistrofiche è stata strutturata una survey nazionale. La survey è stata compilata complessivamente da 103 Soci AMD. Il 27.2% dei rispondenti ha dichiarato di avere familiarità con le sindromi lipodistrofiche. I rispondenti alla survey hanno dichiarato di seguire nella maggior parte dei casi (68.0%) un numero di pazienti compreso tra 1 e 50 con caratteristiche cliniche riferibili alle sindromi lipodistrofiche. Nella maggior parte dei casi (47.6%) la leptina ricombinante veniva riconosciuta come il migliore trattamento. La survey evidenzia in maniera molto chiara come vi sia la reale voglia dei clinici di essere coinvolti in iniziative di educazione e formazione relative al tema.

PAROLE CHIAVE sindromi ipodistrofiche; leptina; diabete mellito.

Annali Monografie

Monografie Annali AMD

L’archivio delle monografie degli Annali AMD.

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