La presenza di disparità nei pazienti affetti da diabete mellito di tipo 2 (T2D) in base alle regioni geografiche è stata ampiamente ipotizzata; tuttavia, ad oggi, informazioni complete circa la qualità di cura delle popolazioni migranti con diabete sono ancora mancanti. A questo scopo abbiamo analizzati gli indicatori dei dati degli annali AMD 2022, per valutare eventuali disparità di esito o di qualità di cura nei pazienti stranieri rispetto ai pazienti europei. Fra tutti i pazienti con diabete mellito tipo 2 attivi, sono stati selezionati quelli in cui era presente in cartella l’informazione riguardo il paese di origine. È stata utilizzata la classificazione ISTAT per la definizione dell’area geografica di origine e sono stati valutati per singolo paese di provenienza i principali indicatori di processo, di esito intermedio, finale e score Q. Le informazioni sul Paese di origine erano disponibili per 179.536 pazienti con T2D. Di questi il 19.3% presentava una provenienza straniera e i principali paesi di origine per numerosità del campione sono risultati il Nord Africa, Centro-Est Europa, Centro e Sud Asia e Centro- Sud America. I pazienti stranieri sono più giovani con un delta di oltre 20 anni se paragonati ad esempio al Asia centro-meridionale e con conseguente più breve durata di malattia. La valutazione degli indicatori di processo mostra buona aderenza alle indicazioni diabetologiche con minor attenzione al dosaggio della microalbuminuria e allo screening della retinopatia. Complessivamente gli indicatori di intensità/appropriatezza sono risultati più bassi nelle popolazioni provenienti dal Nord ed Ovest Africano e dal Centro e Sud Asia. L’utilizzo di terapie innovative è stato invece paragonabile a quanto accade nella popolazione europea. Lo Score Q medio più basso è risultato nei pazienti dell’Africa occidentale (26,4 ±9,1 vs 29,1±8,0) e la percentuale di pazienti con più basso score Q>25 è stata ritrovata nei pazienti provenienti dall’Asia centrale e meridionale (51,6%) e dell’Africa occidentale (50,1%), ma anche dall’Est Europa (53,1%), con quasi 10 punti percentuali in meno. Complessivamente sono emerse differenze di età, durata di malattia e intensità di trattamento tra i pazienti provenienti da diverse aree geografiche. La tipologia di trattamento offerto mostra un’attenzione ad un utilizzo equo delle terapie farmacologiche ma i risultati, sebbene non così distanti suggeriscono la necessità di interventi terapeutici ancora più mirati a superare le diverse barriere esistenti.
PAROLE CHIAVE qualità di cura; popolazione migrante; diabete tipo 2.