OBIETTIVO La crescente disponibilità di approcci terapeutici al diabete di tipo 2 (T2D) richiede di riconsiderare le situazioni in cui i trattamenti anti-iperglicemizzanti in corso potrebbero essere sostituiti dall’agonista orale del recettore GLP1 (GLP1-RA) semaglutide (SO). Dato il considerevole numero di questioni aperte, è stato convocato un gruppo di esperti con l’obiettivo di fornire, attraverso un metodo di consenso Delphi, una guida pratica per i medici.
METODI Un gruppo di 13 esperti ha elaborato una serie di 31 affermazioni relative alle seguenti situazioni: passaggio da GLP1-RA iniettabile a SO; passaggio da SGLT2i a SO; passaggio da insulina a SO; passaggio da DPP4i a SO; passaggio da “vecchie” terapie orali (sulfaniluree, glinidi, pioglitazone, acarbose) a SO. Un panel di 28 diabetologi, tutti operanti nella regione Emilia Romagna, accedendo a un sito web dedicato, ha assegnato a ciascuna affermazione un punteggio di rilevanza su una scala a 9 punti.
È stato adottato il metodo di appropriatezza RAND/UCLA per valutare l’esistenza di disaccordo tra i partecipanti.
RISULTATI I membri del panel hanno mostrato accordo per tutte le 31 affermazioni, considerate tutte pertinenti. I partecipanti hanno concordato che la SO può rappresentare in molte circostanze una valida alternativa ai GLP1-RA iniettabili, ad altri farmaci anti-iperglicemizzanti orali e all’insulina.
La scelta della SO è supportata dalla sua efficacia nel ridurre i livelli di HbA1c e il peso corporeo e dai benefici sugli esiti cardiovascolari e sulla mortalità per tutte le cause. Inoltre, la SO può consentire una semplificazione della terapia nei pazienti trattati con insulina.
CONCLUSIONI In uno scenario in continua evoluzione, la terapia con SO rappresenta un’opzione importante nella gestione dei pazienti con T2D.
PAROLE CHIAVE diabete di tipo 2; consenso fra esperti; semaglutide orale
