Slow smart city, riprendiamoci le nostre città a partire dal cibo

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La modernità ha estromesso il rurale, il naturale dalle nostre vite. Il modello di produzione industriale ha in pratica fagocitato ogni aspetto della nostra vita, portando a una urbanizzazione che pone fuori dai confini cittadini il settore primario. Un processo che comincia con lo sviluppo delle prime città dominate per tutta l’epoca preindustriale dai cicli del raccolto: non solo il cibo era coltivato e allevato all’interno dello spazio cittadino, ma le strade, gli spazi pubblici erano l’unico luogo dove il cibo veniva venduto e comprato. Tutto cambia con l’industrializzazione e l’arrivo della ferrovia quando la città può crescere in ogni forma e direzione, non ha più vincoli geografici che limitavano crescita e accesso. Con le automobili giunge anche l’emancipazione totale della città da qualsiasi rapporto visibile con la natura. E alla nascita di alimentari che ci hanno reso dipendenti da modelli insostenibili e dannosi, per noi e il pianeta. Che cosa si può fare? Come invertire la rotta quindi? La risposta cerchiamola in un modello di città che riconquisti lo spazio rurale.

PAROLE CHIAVE Identità rurale, Urbanizzazione, Agricoltura urbana, Socialità.

La città “diabetogena”
Le città ingiuste. Determinanti sociali della salute e città