Editoriale

L’ottimismo della volontà

L. Monge

JAMD 2024;27(3):144-145

Articoli originali

L’assistenza alla persona con diabete e comorbidità: la chiave nella integrazione multidisciplinare e multiprofessionale

C. Gottardi, A. Di Lenarda, M. Bosco, R. Trevisan, M. Casson, D. Radini, A. Petrucco, E. Manca, I. Buda, E. Greggio, F. Cecchini, R. Candido

JAMD 2024;27(3):146-156

Il mondo della cronicità è in progressiva crescita epidemiologica con notevole impegno di risorse, necessità di continuità assistenziale e forte integrazione tra professionisti sanitari e setting di cura.

All’interno del PNRR, il DM 77 del 23/5/2022 identifica nelle Case di Comunità la sede privilegiata per l’erogazione di interventi integrati, multidisciplinari e multiprofessionali, che coinvolga ambulatori specialistici ed infermieristici, la medicina generale e le strutture distrettuali, usufruendo delle necessarie dotazioni tecnologiche, inclusa la telemedicina. La diabetologia si trova, quindi, di fronte ad una sfida complicata: prendersi cura del malato con diabete all’interno di un complesso profilo di comorbidità in un equilibrio clinico precario, estendendo le proprie conoscenze oltre lo specifico ambito diabetologico, talvolta superspecialistico, onde evitare una frammentazione, ridondanza e potenziale contrasto dei percorsi diagnostico-terapeutico-assistenziali. Il Dipartimento Specialistico Territoriale, recentemente creato nell’Azienda Sanitaria Universitaria Giuliano Isontina mira a promuovere la cosiddetta “Value Based Medicine”, cioè una medicina efficace ma sostenibile, sia in termini economici sia in termini di valori individuali e sociali, conciliante le linee guida con gli effettivi bisogni del paziente. L’obiettivo finale è quello di un programma di medicina di iniziativa con sistematica stratificazione dei pazienti a maggiore rischio/complessità per il governo clinico del sistema e la pianificazione dell’attività in modo efficiente, appropriato e sostenibile.

PAROLE CHIAVE diabete; comorbidità; assistenza; multidisciplinarità; multiprofessionalità.

Andamento prescrittivo dei farmaci per il trattamento del diabete nella ASL Toscana Centro nel periodo 2020-2023: tra “Progetto Diabete” e AIFA Nota 100

E. Peluso, S. Mazzoni, P. Batacchi, E. Pavone, M. Seghieri, M. Ca- labrese, C. M. Baggiore

JAMD 2024;27(3):157-163

Nel 2019 la ASL Toscana Centro (TC) ha promosso il “Progetto Diabete” diretto ai medici di medicina generale (MMG) per favorire la deprescrizione di sulfaniluree (SU) e glinidi a vantaggio dei nuovi ipoglicemizzanti. Tale intervento si è rivelato particolarmente utile ed è stato ulteriormente potenziato nel 2022 a seguito dell’entrata in vigore della AIFA Nota 100, che ha consentito la prescrizione dei più recenti ipoglicemizzanti ai MMG così come a specialisti quali cardiologi, nefrologi e internisti.

L’obiettivo del presente studio è stato valutare l’impatto del progetto ed analizzare il trend prescrittivo di SU, glinidi e altri farmaci ipoglicemizzanti con effetto di prevenzione del danno d’organo. Nella ASL TC il diabete trattato farmacologicamente risulta avere una prevalenza in crescita negli anni dal 2020 al 2023, passando dal 5,5% al 6,2% con prevalenza nel sesso maschile. Mediante la lettura ottica delle ricette sono state tracciate le erogazioni relative a tutte le classi di farmaci antidiabetici (classe ACT A10). I dati mostrano come l’uso delle SU ha subito una riduzione del 75% dal 2020 al 2023; contestualmente si è apprezzato un significativo incremento per le nuove classi di farmaci, maggiore per gli SGLT2i (+ 54%), dato in linea con quello nazionale. Notevole il dato di aumento anche per i GLP-1 RA (+ 51%), mentre i DPP4i sono rimasti sostanzialmente stabili, rappresentando nel 2023 il 14% dei farmaci ipoglicemizzanti prescritti. Minimo invece l’incremento delle associazioni precostituite (SGLT2i+DDP4i).

PAROLE CHIAVE linee-guida; Nota 100; farmaci ipoglicemizzanti; andamento prescrittivo.

Qualità dell’assistenza alle popolazioni migranti affette da diabete mellito di tipo 2: un’analisi retrospettiva degli Annali AMD

M. Occhipinti, I. Ragusa, V. Manicardi, F. Bellone, M. Calabrese, L. Esposito, E. Manicardi, A. Nicolucci, A.Rocca, M.C. Rossi, G. Rus- so, R.Candido, G. di Cianni

JAMD 2024;27(3):164-172

La presenza di disparità nei pazienti affetti da diabete mellito di tipo 2 (T2D) in base alle regioni geografiche è stata ampiamente ipotizzata; tuttavia, ad oggi, informazioni complete circa la qualità di cura delle popolazioni migranti con diabete sono ancora mancanti. A questo scopo abbiamo analizzati gli indicatori dei dati degli annali AMD 2022, per valutare eventuali disparità di esito o di qualità di cura nei pazienti stranieri rispetto ai pazienti europei. Fra tutti i pazienti con diabete mellito tipo 2 attivi, sono stati selezionati quelli in cui era presente in cartella l’informazione riguardo il paese di origine. È stata utilizzata la classificazione ISTAT per la definizione dell’area geografica di origine e sono stati valutati per singolo paese di provenienza i principali indicatori di processo, di esito intermedio, finale e score Q. Le informazioni sul Paese di origine erano disponibili per 179.536 pazienti con T2D. Di questi il 19.3% presentava una provenienza straniera e i principali paesi di origine  per numerosità del campione sono risultati il Nord Africa, Centro-Est Europa, Centro e Sud Asia e Centro- Sud America. I pazienti stranieri sono più giovani con un delta di oltre 20 anni se paragonati ad esempio al Asia centro-meridionale e con conseguente più breve durata di malattia. La valutazione degli indicatori di processo mostra buona aderenza alle indicazioni diabetologiche con minor attenzione al dosaggio della microalbuminuria e allo screening della retinopatia. Complessivamente gli indicatori di intensità/appropriatezza sono risultati più bassi nelle popolazioni provenienti dal Nord ed Ovest Africano e dal Centro e Sud Asia. L’utilizzo di terapie innovative è stato invece paragonabile a quanto accade nella popolazione europea. Lo Score Q medio più basso è risultato nei pazienti dell’Africa occidentale (26,4 ±9,1 vs 29,1±8,0) e la percentuale di pazienti con più basso score Q>25 è stata ritrovata nei pazienti provenienti dall’Asia centrale e meridionale (51,6%) e dell’Africa occidentale (50,1%), ma anche dall’Est Europa (53,1%), con quasi 10 punti percentuali in meno. Complessivamente sono emerse differenze di età, durata di malattia e intensità di trattamento tra i pazienti provenienti da diverse aree geografiche. La tipologia di trattamento offerto mostra un’attenzione ad un utilizzo equo delle terapie farmacologiche ma i risultati, sebbene non così distanti suggeriscono la necessità di interventi terapeutici ancora più mirati a superare le diverse barriere esistenti.

PAROLE CHIAVE qualità di cura; popolazione migrante; diabete tipo 2.

Review

One Health e alimentazione

L. De Carli, A. Devecchi, S. Barbero, M. Tolomeo, A. Pezzana

JAMD 2024;27(3):173-179

Il termine One Health racchiude in sé il concetto per cui la salute dell’uomo, degli animali e del Pianeta Terra siano strettamente interconnesse l’una con l’altra. I fattori coinvolti nella preservazione e promozione di tale concetto sono molteplici. Tra questi, uno dei maggiori determinanti è l’alimentazione. Infatti, la ricerca scientifica ha mostrato come la dieta sia uno dei principali elementi per il contrasto di numerose patologie, soprattutto quelle definite croniche non trasmissibili, come diabete, ipertensione, patologie cardiovascolari, che rappresentano, tutte insieme, una delle principali cause di morte a livello mondiale.

Allo stesso tempo, la catena alimentare è tra i maggiori responsabili della produzione di gas climalteranti, di consumo di suolo e di utilizzo di acqua. All’interno di questo scenario, ben si comprende come sia necessario adottare stili di vita e pattern dietetici che permettano di promuovere contemporaneamente la salute dell’uomo, il benessere animale e la salute del nostro Pianeta. Due esempi in questo senso sono la Dieta Planetaria e la Dieta Mediterranea, che verranno brevemente presentate ed analizzate sotto i diversi profili sopracitati.

PAROLE CHIAVE nutrizione; pianeta; sostenibilità; salute.

Il complesso mondo degli additivi: implicazioni metaboliche e non solo. Un nuovo fattore di rischio per la comparsa di diabete tipo 2?

A. Rocca, S. Parini, L. Richiardi, A. Gigante, M. Comoglio

JAMD 2024;27(3):180-194

Il consumo di alcuni additivi alimentari (in particolare gli emulsionanti) è stato da tempo associato ad un aumentato rischio di sviluppare malattie croniche (obesità, problematiche cardio-vascolari e cancro). L’analisi del recente Studio di Coorte Nutri-Net-Santé, svoltosi in Francia fra il 2009 ed il 2023, suggerisce inoltre che possa esserci un collegamento anche con la comparsa del diabete. Sono stati raccolti, con un’indagine prospettica, i diari alimentari di 104.139 partecipanti volontari (79% donne), che contenevano indicazioni su quantità di consumo e marca dei prodotti di un’ampia gamma di alimenti “ultra-processati” (cioccolato, gelati, biscotti, pasticcini, prodotti ortofrutticoli e cereali trasformati, prodotti lattiero-caseari, maionese, oli commestibili e sciroppi). L’analisi statistica complessiva dei dati raccolti, su 61 sostanze valutate, ha suggerito che un’assunzione più elevata di 7 gruppi di emulsionanti (E407, E340, E472e, E331, E412, E414, E415) possa essere associata ad un aumentato rischio di sviluppare diabete di tipo 2 (1.056 casi diagnosticati, pari all’1,01% del campione: percentuale non molto elevata, considerando la prevalenza del diabete tipo 2 e la durata dello studio). Le maggiori fonti di consumo di questi emulsionanti sono comprese in: frutta e verdure ultra-processate (nel 18.5% dei casi – alimenti in scatola/sciroppati); torte e biscotti (nel 14%); prodotti lattiero-caseari (nel 10%), prodotti spesso considerati parte di un’alimentazione sana.

Questi dati, se confermati da ulteriori studi, potrebbero avere importanti implicazioni per la salute pubblica. È comunque utile limitare il più possibile il consumo di alimenti ultra-processati, imparando a trarre importanti informazioni nutrizionali dalla lettura delle etichette degli alimenti.

PAROLE CHIAVE alimenti ultraprocessati; additivi alimentari; emulsionanti; Coorte Nutri-Net Santé; diabete tipo 2.

Caso clinico

Un raro caso di sindrome insulinica autoimmune in gravidanza: la difficile gestione del compenso glicemico

A. Caroli, L. Borgognoni, G. Gagliardi, S. Nardini, H. Valenzise, F. Sabetta, C. Suraci

JAMD 2024;27(3):195-199

La sindrome di Hirata è una forma rara di ipoglicemia causata da au-toanticorpi leganti insulina, spesso secondaria all’uso di acido alfa-li-poico(1). Risulta particolarmente insidiosa in gravidanza, in quanto gli anticorpi IgG possono attraversare la placenta. Sulla base delle nostre conoscenze riportiamo uno dei primi casi sindrome di Hirata in gra-vidanza: una donna del Mali di 28 anni con episodi di ipoglicemia a partire dalla 24° settimana gestazionale (GW) e anamnesi positiva per consumo di acido alfa lipoico. La positività degli anticorpi anti-insulina ha confermato la diagnosi. La terapia con predniso-ne è risultata efficace nel ridurre le ipoglicemie ma è stata causa di innalzamento dei valori glicemici al di sopra delle soglie consentite in gravidanza, ren-dendo necessario l’avvio di terapia con metformina. La gravidanza si è conclusa a 36+2 GW con nascita di un feto di sesso femminile. Gli anticorpi anti-in-sulina erano ancora positivi al momento del parto e la bambina ha sviluppato una forma secondaria di Sindrome di Hirata.

PAROLE CHIAVE sindrome ipoglicemica autoim-mune; gravidanza; acido lipoico; ipoglicemia.

Survey

La gestione del paziente dislipidemico negli ambulatori di diabetologia italiani: risultati di una survey nazionale

A. Da Porto, S. De Cosmo, S. De Riu, M. Monesi, P. Ponzani, V. Ronconi, R. Candido

JAMD 2024;27(3):200-205

La malattia cardiovascolare (CV) aterosclerotica rappresenta la prima causa di morbilità e mortalità nel mondo occidentale, in particolare per le persone con diabete. Il diabete e l’iperglicemia che lo caratterizza rappresentano infatti essi stessi un potente fattore di rischio CV, pertanto, è indispensabile nelle persone con diabete perseguire contemporaneamentenon solo l’ottimizzazione del controllo glicemico ma anche del colesterolo LDL con l’obbiettivo di abbattere il rischio di sviluppare eventi cardiovascolari maggiori. Nella pratica clinica tuttavia molto spesso i nostri pazienti presentano dei livelli di colesterolemia LDL lontani da quelli che dovrebbero essere gli obbiettivi che le linee-guida raccomandano. Questo fenomeno è in parte dovuto ad un sotto trattamento dei fattori di rischio cardiovascolare da parte dei clinici e in parte attribuibile ad una scarsa aderenza terapeutica dei nostri pazienti. Negli ultimi anni la ricerca scientifica ha messo a disposizione di medici e pazienti nuove molecole molto efficaci nel ridurre la colesterolemia LDL e potenzialmente capaci di favorire l’aderenza terapeutica dei pazienti in virtù della facilità di utilizzo, degli scarsi effetti collaterali e della possibilità di essere assunti dal paziente mensilmente o addirittura semestralmente a vantaggio della aderenza alla terapia. Ad oggi tuttavia non tutti i diabetologi italiani sono messi nelle condizioni di utilizzare al meglio questa nuova arma a disposizione per la cura dei propri pazienti, sia per problematiche di origine burocratica che di tipo organizzativo.

Scopo di questa survey è quindi quella di valutare tra un gruppo rappresentativo di diabetologi italiani quale sia lo stato dell’arte nella gestione della dislipidemia nelle varie realtà dove essi operano.

PAROLE CHIAVE dislipidemia, rischio cardiovascolare, survey, Annali AMD

Annali Monografie

Monografie Annali AMD

L’archivio delle monografie degli Annali AMD.

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