Gli scenari dell’assistenza alle persone con diabete sono radicalmente cambiati; negli ultimi anni l’innovazione farmacologica ha reso disponibili classi di nuovi farmaci capaci di ottimizzare, non solo il controllo glico-metabolico, ma anche di agire positivamente sull’apparato cardiovascolare.
Mentre viviamo questo rapido ed entusiasmante passaggio, il sistema sanitario affronta momenti difficili legati principalmente alla crisi economica epocale. Per assicurare equità ed universalità di accesso alle cure, per risolvere problemi come costi in aumento, qualità discontinua o scarsa, impossibilità di ottenere assistenza in tempi accettabili, fronteggiare l’invecchiamento della popolazione, il cambiamento dello stile di vita, l’aumento delle patologie croniche e la proliferazione di tecnologie e trattamenti medici, la risposta delle istituzioni, in particolare per quello che riguarda l’area diabetologica, è stata contraddittoria, stimolando da una parte l’adozione di PDTA per garantire efficacia ed efficienza degli interventi e l’integrazione delle diverse figure di professionisti, dall’altra procedendo a tagli lineari delle risorse, a riduzione del personale e all’accorpamento delle strutture.
Per l’operatore che lavora continuativamente con le persone in circostanze simili, lo stress cronico può essere emotivamente logorante e causare difficoltà nell’erogazione quotidiana delle cure, attivando tra i diabetologi condizioni di malessere e di burnout.
È di vitale importanza rendersi conto che la “persona operatore sanitario” diventa un anello importantissimo nella catena del sistema sanitario; per rendere “vero” un cambiamento, abbiamo bisogno di risvegliare la consapevolezza, così che essa faccia spazio cosciente alla Vision(e), Mission(e) con il recupero dei propri valori accedendo così ad una rigenerata motivazione, ad un rinnovato atteggiamento e ad una capacità di comunicazione che porterebbe beneficio prima di tutto a se stessi, al team per cui si lavora e alla relazione con i pazienti e le famiglie, rendendo più solido l’empowerment e l’engangement del paziente.
Di conseguenza ha preso forma la proposta della Scuola per Educatori AMD, diventata sostanza anche grazie alla presa di coscienza che il mondo della formazione sta globalmente cambiando, modificando prospettive e comportamenti.
Questo aspetto, spesso negato nelle organizzazioni sanitarie e anche da noi stessi, potrà permettere di esaltare la nostra unicità, originalità, la nostra professionalità, con i suoi aspetti tecnici, relazionali, organizzativi, ma anche la nostra dignità, quella dignità professionale che non viene dal ruolo, ma dalla persona, perché attraverso una rinnovata intenzionalità e ad una rinnovata motivazione possiamo sentirci completi e nuovamente soddisfatti di fare il nostro lavoro.
PAROLE CHIAVE Scuola per educatori, AMD, Burnout, Autoconsapevolezza, Auto-miglioramento.