Lo spreco in un Servizio sanitario è ogni attività, comportamento, bene e servizio che, utilizzando risorse, non produce risultati in termini di salute, benessere o qualità della vita. Secondo l’OCSE, nelle diverse realtà, circa il 20% della spesa sanitaria apporta un contributo minimo o nullo al miglioramento della salute delle persone. Evitare gli sprechi è in teoria facile: non si spreca, laddove gli interventi sanitari siano erogati secondo un principio di appropriatezza. Sono tuttavia presenti ostacoli multipli. Lo spreco ha, infatti, cause diverse: inappropriatezza, utilizzo di interventi sanitari inefficaci, sovra- e sottoutilizzo di interventi sanitari, standard qualitativi bassi, errori medici, mancata innovazione, allocazione delle risorse errata e non motivata, complessità amministrative, scorretta gestione di dotazioni, beni e servizi, spreco di tempo, non rispetto di standard di qualità, acquisto a costi eccessivi di tecnologie e beni, progettazione incompleta o mancato completamento di opere, corruzione (truffe e abusi). Lo spreco sanitario in Italia nel 2017, pur calcolato su dati indiretti ed imprecisi, è stato stimato in 21,59 (±20%: 17,27 – 25,91) miliardi di euro, il 17-21% della spesa sanitaria pubblica. Le strategie per ridurre gli sprechi sono essenzialmente due: smettere di fare attività che non generano ritorno in termini di salute delle risorse investite; utilizzare, se esistono, alternative di efficacia e sicurezza sovrapponibili ma di costo inferiore. L’implementazione di ciò passa attraverso la ricerca mirata e la cultura del miglioramento continuo radicata nell’organizzazione e posseduta ed applicata dai decisori e da ogni operatore nel suo specifico ruolo, sanitario od amministrativo, dirigenziale od esecutivo.
PAROLE CHIAVE risorse sanitarie; allocazione delle risorse; analisi costi-benefici; uso improprio di servizi sanitari; prescrizione inappropriata.