Il progetto Diabetes Intelligence di AMD (Associazione Medici Diabetologi) quale strumento di implementazione del Chronic Care Model: valutazione e ranking delle attività specialistiche secondo il metodo SROI (Social Return Of Investment)

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BACKGROUND Le peculiarità del diabete sono essenzialmente due: la sua grande eterogeneità genetica e fenotipica e la sua “invasività” nella vita delle persone che comporta l’adozione quotidiana di uno stile di vita corretto e adeguato e l’acquisizione di una capacità di autocura da applicare ogni giorno.

Da qui la necessità di professionisti capaci di cogliere entrambi questi aspetti: suggerire terapie personalizzate, sartoriali, nell’ambito della crescente offerta terapeutica da utilizzare secondo i migliori criteri di costo-efficacia e, nel contempo, attuare i migliori interventi educativi volti a rendere la maggior parte possibile delle persone con diabete capaci di gestire la quotidianità della propria condizione.

La necessità di attuare questi interventi su numeri molto grandi di pazienti implica modelli organizzativi, multidisciplinari e multiprofessionali ad hoc, un’efficace rete di continuità assistenziale e, ovviamente e soprattutto, la presenza di professionisti capaci di organizzare e praticare al meglio queste attività.

In questo scenario, nella visione di AMD, è fondamentale capire le azioni virtuose e specifiche che determinano la best practice diabetologica, sapere davvero che cosa fare e avere il riconoscimento e l’“autorizzazione” a fare proprio quello che serve, definendo al meglio la figura, la funzione il ruolo specifico del diabetologo nel contesto di una rete collaborativa fra strutture, discipline e professioni. Per questo motivo AMD ha lanciato il progetto denominato Diabetes Intelligence (DIA&INT) il cui scopo è l’identificazione delle attività prioritarie in una diabetologia moderna e favorire l’implementazione dei nuovi modelli di cura orientati alla multi-cronicità.

METODO DI ANALISI È stata scelta una metodologia che ha consentito di identificare le attività che i diabetologi espletano nella loro pratica quotidiana, all’atto della visita, quando agiscono per ottenere i risultati definiti dai trials clinici e riportati come obiettivi e bisogni dal Piano Nazionale Diabete e dal Manifesto dei malati. Lo strumento di valutazione scelto per DIA&INT è lo SROI (Social Return On Investment), che ha consentito di selezionare quali siano, oggi, in Italia, le attività del lavoro quotidiano con il paziente che hanno un importante impatto nel determinare gli esiti dell’assistenza diabetologica.

Grazie al metodo SROI, sono state prodotte due graduatorie: il ranking d’importanza degli outcome della diabetologia e il ranking dell’impatto delle attività diabetologiche su tali outcome. Per ottenere quest’ultima graduatoria, sono stati attribuiti degli scores alle attività diabetologiche, in base a quanto, ciascuna di esse, fosse in grado di influenzare più di un outcome della diabetologia, ma anche in base all’importanza degli outcome stessi. Con gli algoritmi dello SROI è stata poi ottenuta la graduatoria di priorità delle attività in base all’impatto.

RISULTATI Dei 19 outcome inseriti, ai primi 4 posti nella graduatoria per importanza vi sono:

  1. Ottimizzazione del controllo metabolico-personalizzazione obiettivi del trattamento.
  2. Riduzione dell’incidenza complicanze croniche.
  3. Aumento della partecipazione attiva/adesione alla cura da parte della persona con diabete.
  4. Aumento delle competenze e delle strategie per trattare il diabete.

Ai primi 4 posti nella graduatoria d’impatto delle Attività vi sono:

  1. Garantire l’attività di Terapia Educazionale come parte integrante del piano assistenziale.
  2. Definire e gestire il piano terapeutico personalizzato.
  3. Assicurare l’inquadramento diagnostico specialistico e la valutazione biomedica.
  4. Valutazione della fragilità.

Questi risultati confermano il dato in letteratura che evidenzia, nelle patologie croniche, la necessità di soddisfare, in contemporanea, i ‘bisogni di malattia’ e i ‘bisogni della persona’.

CONCLUSIONI E DISCUSSIONI I risultati di questo lavoro hanno evidenziato come gli ambiti suggeriti dai diversi Chronic Care Model rappresentino strumenti per il miglioramento dell’efficacia del sistema; hanno permesso una chiara identificazione delle attività più squisitamente specialistiche, che permetterà una costruzione dei PDTA più logica e aderente alla realtà lavorativa; suggeriscono inoltre come diverse attività assistenziali possano avere un forte impatto sugli outcome.

Infine, questi risultati sottolineano come nelle patologie croniche, al contrario di quelle acute, sia necessario garantire un approccio diverso, per soddisfare, in contemporanea, i ‘bisogni di malattia’ e i ‘bisogni della persona’.

PAROLE CHIAVE Diabetes intelligence, Attività diabetologiche, Diabetologia, Modelli di gestione del cronico, Skills, Value, Outcome, SROI.

Miglioramento della performance cognitiva nella retinopatia diabetica avanzata
Ancient to the future